Metodi che fanno storia: Thomas Gordon e la leadership efficace

Ha ormai 50 anni, ma è tuttora uno dei metodi più efficaci per allenarsi ad essere leader migliori

Ci sono metodi di leadership e gestione efficace dei team che fanno storia.

Uno di questi è sicuramente il metodo di Thomas Gordon, psicologo statunitense che – insieme a Carl Rogers – ha posto le basi del counseling.

Generazioni di leader hanno imparato ad usare le strategie elaborate da Gordon per affrontare situazioni critiche e delicate sul lavoro.

Il metodo della leadership efficace nasce dalla convinzione che l’imposizione della propria autorità sia da usare con molta cautela perché rischia di generare rabbia, rancore, demotivazione, disonestà, frustrazione e paura.

Tutti atteggiamenti che finiscono per compromettere sia i rapporti umani sia la performance sul lavoro.

Il metodo è basato sulla convinzione che occorra diventare abili comunicatori per salvaguardare e potenziare la relazione con il team e promuovere fiducia reciproca.

Per “abile comunicazione” si intende prima di tutto la capacità di connettere la parte emotiva e non verbale con quella cognitiva e verbale per far leva sulle nostre potenzialità di attrarre la parte migliore delle persone con cui comunichiamo.

L’arte della comunicazione efficace si basa su una forte connessione tra il livello verbale e non verbale.

Chi ha provato ad usare le strategie insegnate da Gordon, si è reso conto di quanto esse introducano una novità nel modo di gestire la comunicazione. Occorre passare da una serie di risposte automatiche, ad altre che non avevamo mai considerato.

Non è per nulla facile fermare il “pilota automatico” che è in noi: ci viene così spontaneo criticare, dare ordini oppure minacciare se qualcuno del nostro team assume comportamenti inadeguati oppure consigliare, stereotipare, rassicurare qualcuno che è in difficoltà.

Infine, ci viene del tutto naturale litigare se siamo in disaccordo piuttosto che tendere a pensare che abbiamo ragione se i toni si alzano.

Spesso, in queste circostanze, se siamo solo diplomatici e strategici, tendiamo a risultare falsi. Se è solamente una faccenda di calcolo, la parte emotiva e quella cognitiva si scollano e diventano incoerenti. Difficile risultare credibili in queste circostanze e, prima o poi, la verità salta fuori.

Riuscire a connettere la mia parte emotiva con le mie parole è un esercizio di onestà.

La consapevolezza emozionale unita a competenza comunicativa promuove relazioni di fiducia sul lavoro.

Se sono arrabbiato perché un dipendente ha fatto un pasticcio, devo prima rendermi conto che sono arrabbiato e che la rabbia nasconde in realtà la delusione piuttosto che la preoccupazione o il fastidio per dover perdere tempo a sistemare le cose.

Tuttavia non basta realizzare questa connessione per comunicare in modo efficace. Occorre avere un valore che guida l’azione. Se la salvaguardia della fiducia e la promozione della qualità dei rapporti umani nel team sono un valore, attiverò le mie risorse migliori in quella direzione.

In base a questa consapevolezza, posso costruire una strategia comunicativa in cui poter sia esprimere il fatto di essere preoccupato, deluso o infastidito sia fare in modo che l’altro abbia un’occasione per imparare qualcosa dagli errori piuttosto che sentirsi punito o rimproverato.

È una sfida importante ed entusiasmante quella di conoscere, tenere presenti e attivare strategie di comunicazione nuove. Costa anche molto esercizio e molta fatica.

Il metodo Gordon si affina con la pratica e l’esercizio sotto la guida di un formatore.

In due occasioni recenti ho proposto (per la prima volta online) il metodo di Thomas Gordon. I partecipanti hanno espresso tanta curiosità e voglia di imparare ad usarlo. Soprattutto hanno segnalato che ci vuole tempo per interiorizzarne l’uso grazie ad una pratica guidata.

Anche nel contesto online, è stato possibile ricreare un clima di connessione emotiva tra i partecipanti, aspetto fondamentale nella formazione: è quella che chiamo “intimità digitale”.

Questo ha favorito la fiducia reciproca che ha permesso a sua volta di ai partecipanti di raccontare le proprie sfide e di esercitarsi nelle strategie appena apprese.

Proprio in base ai feedback raccolti e al successo di queste due esperienze omaggio, proporrò percorsi articolati in più appuntamenti.

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